Università, calano le matricole: gli ultimi dati
L’Italia, rispetto agli altri paesi dell’area UE, è tra gli ultimi posti per numero di laureati e ha un tasso elevato di dispersione scolastica. Il 12,7% dei minori non riesce a raggiungere il diploma e il 9,7% di chi possiede questo titolo non ha le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro. A pesare su questi numeri preoccupanti ci sono i divari strutturali dei plessi scolastici, che offrono servizi carenti soprattutto al Sud e senza sostegni adeguati. Manca inoltre un dialogo costante tra scuola e famiglia, che potrebbe fornire agli studenti che desiderano continuare il percorso di formazione la possibilità di conoscere tante strade, come sapere che ci sono molti corsi di laurea che si possono frequentare online, riducendo le spese per vitto e alloggio. Sono 11 le facoltà riconosciute dal MUR, come Unicusano, che offrono la possibilità di seguire le lezioni a casa e in ogni momento della giornata, senza doversi trasferire e senza dover acquistare materiale aggiuntivo per lo studio. Questa mancanza di strategia nella promozione dello studio e nell’affiancamento degli studenti ha portato ad un calo delle immatricolazioni all’Università, che nel 2022 ha raggiunto la cifra di 295 mila iscrizioni in meno.
Università: i dati sull’immatricolazione
Secondo gli ultimi dati MUR, nell’anno accademico 2022/23 si è registrato un -2% di nuovi iscritti nelle università rispetto al 2021. Calano anche gli iscritti ai corsi STEM, settore chiave per lo sviluppo tecnologico e scientifico di ogni paese. In Italia solo il 6,7% dei laureati ha conseguito un titolo nelle discipline STEM contro la media europea del 13%. Con il calo delle iscrizioni, la percentuale rischia di abbassarsi ancora, andando ad alimentare il divario con la Comunità Europea. Se diminuisce il numero di potenziali laureati, la competitività su settori chiave del paese è messa a repentaglio e sono a rischio anche la qualità dei servizi specialistici. Cittadini con poca cultura e poca formazione rischiano quindi di non poter aspirare a posizioni di rilievo, né raggiungere risultati soddisfacenti.
Università: i laureati in Italia
L’Italia occupa la penultima posizione come percentuale di laureati tra i 25 e i 34 anni di età, con il 28,3%. Con il calo delle matricole si rischia di andare a peggiorare questo dato se non si interviene con politiche mirate per favorire il prosieguo degli studi. Eppure laurearsi conviene. Secondo i dati Almalaurea infatti la percentuale di occupati tra chi possiede una laurea è del 74,5% per laureati di 1° livello e del 74,6% per i laureati di 2° livello e la percentuale sale di anno in anno. In 10 anni si è inoltre triplicata la percentuale di persone che arrivano al titolo finale senza abbandonare. Siamo al 60,9%. Questi piccoli dati positivi dovrebbero spingerci a fare meglio e, con l’aiuto del PNRR, si stanno portando avanti progetti di contrasto alla dispersione scolastica.
Come contrastare la dispersione scolastica
Per invertire la tendenza e fermare il calo delle matricole, c’è bisogno di pianificare una strategia di informazione e affiancamento. Un primo passo è stato fatto con la Riforma dell’Orientamento, che tra le diverse misure prevede anche l’istituzione di un docente tutor per seguire e orientare gli studenti e le famiglie nelle scelte scolastiche e la realizzazione di un e-portfolio che permette di monitorare e osservare gli studenti per orientarli al meglio nella scelta degli indirizzi di studio in base alle competenze acquisite.